Padule di Fuchecchio



Gestione rifiuti – WWF Toscana

Posizionamento WWF Toscana

sulle politiche in materia di gestione dei rifiuti

Premessa

I profondi cambiamenti che, a livello globale, stanno attraversando questa fine decennio, accentuati anche dai processi di crisi iniziata nel 2008, dimostrano che questa è una crisi non di carattere congiunturale ma strutturale.

Tale crisi è appena iniziata e di fatto durerà molto a lungo.

A livello mondiale si inizia quindi a percepire (anche se gli economisti tradizionali non lo ammettono) che il concetto di limite (delle risorse, ma anche degli ecosistemi di assorbire i nostri scarti, ecc.) inizia a farsi notevolmente sentire.

Si deve ribadire fortemente che il concetto di “limite” è uno dei fondamenti di quanto si insegna in ecologia e che dovrebbe costituire la base di qualsiasi ragionamento sulla sostenibilità dello sviluppo.

Questa premessa fa sempre più considerare che debbono essere adottate prontamente delle azioni di carattere strutturale da parte delle Autorità e dai Decisori politici. Queste azioni devono individuare un nuovo modello di sviluppo che elimini e corregga le storture causate dalle contraddizioni del modello di sviluppo economico imperante, nell’ottica di un migliore e consapevole utilizzo delle risorse naturali e nel rispetto dell’ambiente e della salute umana.

L’aspetto della gestione dei rifiuti deve essere considerato come asse portante di tale filosofia innovativa, affinché tale settore venga considerato non più per soluzioni di carattere congiunturale o di emergenza ma di carattere strutturale e strategico.

La nuova Direttiva  2008/98/CE, relativa ai rifiuti, che è in fase di recepimento all’interno del D.Lgs. n. 152/2006, rilancia a questo proposito una forte politica del riciclo dei rifiuti.

Tale Direttiva antepone la prevenzione/riduzione; ed impone (giustamente) agli Stati membri la redazione di Piani Nazionali.

La Direttiva individua normativamente la politica in materia di prevenzione e gestione dei rifiuti attraverso un ferreo rispetto della gerarchia delle azioni che devono essere intraprese e che vede in capo, innanzitutto, la prevenzione della produzione degli stessi, la loro preparazione per il riutilizzo, seguita dal riciclaggio e dal recupero e,come ultima opzione, dallo smaltimento.

Nella Direttiva stessa il Legislatore comunitario continua auspicando fortemente che “La presente direttiva dovrebbe aiutare l’Unione europea ad avvicinarsi a una «società del riciclaggio», cercando di evitare la produzione di rifiuti e di utilizzare i rifiuti come risorse”.

Tale affermazione di una società del riciclaggio, significa infatti ripensare al modello di mercato, non più proiettato verso un valore basato sul consumo in termini di quantità, ma soprattutto in termini di qualità.

Da questi assunti fondamentali deve pertanto partire una proposta complessiva da parte della nostra Associazione, che coniughi le problematiche dei rifiuti con politiche ambientali coerenti.

Il panorama nazionale della produzione dei rifiuti (ISPRA, Rapporto Rifiuti Urbani, Edizione 2009) informa che la quantità di rifiuti urbani prodotti nel 2008 è stata pari a quasi 32,5 milioni di tonnellate e con una produzione procapite di circa 546 kg/abitante/anno.

A tali quantitativi vanno aggiunti la produzione di quasi 135 milioni di tonnellate di rifiuti speciali (73,4 milioni di tonnellate di non pericolosi; 9,2 milioni di tonnellate di pericolosi; 52,1 milioni di tonnellate di inerti da costruzione e demolizione).

Il tutto per un totale complessivo a livello nazionale, di oltre 167 milioni di tonnellate di rifiuti. Tale quantitativo negli ultimi anni non sta subendo sostanziali modifiche, sia a causa della crisi mondiale, sia a causa di modifiche legislative nazionali che hanno introdotto l’esenzione dall’obbligo di dichiarazione per tutti i produttori di rifiuti speciali non pericolosi, (questo ha portato ad una diminuzione molto forte da parte dei produttori di rifiuti speciali non pericolosi e quindi abbiamo una palese sottovalutazione della produzione reale degli stessi).

Il panorama toscano (Relazione sullo stato dell’ambiente in Toscana 2009) informa che la quantità totale di rifiuti speciali prodotti nel 2007 è pari a 8,07 milioni di tonnellate (7,72 milioni di tonnellate di non pericolosi e 351.700 tonnellate di pericolosi).

I dati elaborati da A.R.R.R. per l’anno 2009, indicano per una popolazione toscana pari a 3.730.000 abitanti una produzione di Rifiuti urbani di 2.474.299 tonnellate/anno,con una raccolta differenziata di 885.592 tonnellate/anno ed una produzione procapite di rifiuti di 1,82 kg/ab/giorno ovvero 663 kg/ab/anno (livello ben più elevato della media nazionale). La raccolta differenziata si attesta sul 38,56% (dato certificato e corretto da A.R.R.R).

Per quanto riguarda gli obbiettivi di raccolta differenziata, la legislazione nazionale (D.Lgs. n. 152/2006) prevede le seguenti percentuali minime di rifiuti prodotti:

a) almeno il 35% entro il 31 dicembre 2006;

b) almeno il 45% entro il 31 dicembre 2008;

c) almeno il 65% entro il 31 dicembre 2012.

A questi obbiettivi si devono aggiungere anche i riferimenti normativi complementari sugli obblighi di riciclaggio riguardanti altri flussi di rifiuti (oli, fanghi di depurazione, batterie, imballaggi, PCB, fine vita veicoli/autoveicoli, R.A.E.E.).

La Direttiva comunitaria 2008/98/CE prevede obbiettivi di riciclaggio da raggiungere entro il 2020 attraverso misure necessarie per promuovere il riutilizzo dei prodotti e le misure di preparazione per le attività di riutilizzo, in particolare favorendo la costituzione e il sostegno di reti di riutilizzo e di riparazione, l’uso di strumenti economici, di criteri in materia di appalti, di obiettivi quantitativi o di altre misure” per “tendere verso una società europea del riciclaggio con un alto livello di efficienza delle risorse, gli Stati membri adottano le misure necessarie per conseguire i seguenti obiettivi”

La posizione del WWF Toscana

Quanto sopra brevemente ricordato vuole essere utile per fornire un minimo quadro della situazione che stiamo vivendo, a livello nazionale e regionale, dei risultati conseguiti e delle problematiche che emergono.

Lo scenario che ci appare è di evidente criticità ed affanno, su tutto il panorama di gestione dei rifiuti,sia speciali sia urbani.

Non possiamo che ribadire che il cosiddetto “problema dei rifiuti” è imputabile sia ad una mal gestione generalizzata che a un modo di produrre e consumare errato e insostenibile.

Di questo le Amministrazioni Pubbliche hanno grandi colpe a tutti i vari livelli, ma anche il sistema produttivo e i modelli di consumo non sono affatto da meno.

Deve essere ribaltata la visione che soltanto indirizzando risorse e tecnologie verso la parte impiantistica (end of pipe) si governi il sistema rifiuti: solo politiche sostenibili che individuino la gestione completa dell’intera filiera dei materiali “a monte” degli impianti di trattamento e di smaltimento può portare a risultati strategici importanti e dilunga durata. A tale riguardo la Direttiva 2008/98/CE punta fortemente su un approccio che tenga conto dell’intero ciclo di vita delle merci e dei prodotti (Analisi LCA).

In considerazione di quanto già espresso dal WWF Italia nel suo “Documento di posizionamento sui rifiuti del 2006”, il WWF Toscana vuole articolare le sue proposte in materia, ad implementazione del suo predente documento  “Per una nuova strategia regionale nella gestione dei rifiuti” del 2005.

Le analisi dei risultati, al di là di alcune situazioni eccellenza, registrano un panorama sconsolante di scarsa crescita della raccolta differenziata e dalla quale ne consegue una contrazione delle attività di recupero e riciclo collegate; per non parlare dei dati che indicano nella Toscana una produzione di rifiuti procapite tra le più alte d’Italia.

Ad oggi l’Impronta Ecologica a livello nazionale si attesta intorno 4,99 ettari globali procapite a fronte di una biocapacità di circa 1.1. (in sostanza dovremmo avere quasi 5 “Italie” per poter sostenere i nostri stili di vita); un dato che non dovrebbe discostarsi molto da quello della Toscana e che ci fornisce, in modo inequivocabile, la misura del livello di assoluta insostenibilità del nostro modo di produrre e consumare.

Tutto questo a discapito delle diverse matrici ambientali interessate (aria, acqua, suolo) essenziali alla sopravvivenza degli ecosistemi e della capacità di autoriproduzione delle risorse naturali.

Si ribadisce che “il miglior rifiuto è quello non prodotto”, coniugandolo ad un indispensabile e serio impegno per affrontare il problema della gestione dei rifiuti secondo criteri di efficienza ed efficacia fondati sul presupposto della sostenibilità ambientale, sociale ed economica, senza prescindere da un elevato processo di partecipazione di tutti gli attori sociali, prendendo a modello le realtà che, in Italia e fuori, stanno perseguendo obiettivi importanti nella riduzione della produzione dei rifiuti e nelle raccolte differenziate.

Il WWF Toscana nel condividere pienamente l’indirizzo che viene dato dal Legislatore comunitario con la Direttiva 2008/98/CE, invita la Regione Toscana a sviluppare forti politiche in materia di gestione dei rifiuti, nel rispetto di tali principi ed obbiettivi comunitari,andando ad incentivare tutte le azioni utili a ciò, nel rispetto della gerarchia delle modalità di gestione indicate dalla stessa Direttiva, al fine di tendere alla realizzazione di un sistema produttivo senza rifiuti.

Ribadiamo il concetto che il rifiuto da smaltire costituisce sempre e comunque l’espressione di una cattiva progettazione industriale e/o di un’errata modalità di consumo. A tale scopo la Regione Toscana deve promuovere ed attuare azioni finalizzate ad indirizzare le scelte produttive verso un modello economico basato sulla valorizzazione delle risorse, sulla smaterializzazione dei consumi e sulla sostenibilità ambientale.

Il nostro obbiettivo finale vuole rimanere quello di “Rifiuti zero”, come dai nostri documenti strategici, traguardandolo agli obiettivi individuati dalla Direttiva comunitaria 2008/98/CE, attivando un processo di riduzione della produzione dei rifiuti (sia per pericolosità che per quantità) che porti a condivise scelte a tutti i livelli (istituzioni, cittadini, industrie e distribuzione), secondo i metodi della Partecipazione di cui alla Legge Regionale n. 69 del 27.12.2007.

Proposte

Occorre pertanto aderire pienamente e prontamente, entro l’anno 2020, agli obbiettivi di raccolta differenziata, così come proposti dalla Direttiva 2008/98/CE, allo scopo di raggiungere tale obiettivo dovranno essere definite misure e assunte azioni, che si orientino verso:

–          Promuovere ed incentivare il mercato del recupero riuso e riparazione dei rifiuti, anche con la distribuzione di prodotti sfusi (alla spina), e la reintroduzione del vuoto a rendere, ecc. al fine di attivare processi di riduzione dei rifiuti. In questo senso sono di grande importanza anche gli accordi (protocolli d’intesa) con la grande distribuzione, finalizzati alla riduzione di rifiuti (dispenser, prodotti sfusi, ecc) e che contengano anche politiche di incentivi economici per tutte le attività commerciali virtuose;

–          Sviluppare in maniera completa strutturata e capillare la raccolta differenziata, di tipo domiciliare a più frazioni (a partire dal secco/umido), con l’eliminazione dei cassonetti e delle campane stradali e con l’applicazione della tariffa puntuale.

Tale riorganizzazione gestionale indirizzata verso il PAP (raccolta porta a porta) permetterebbe inoltre:

  • di conseguire economicità riducendo i rifiuti indifferenziati ed i sempre maggiori costi necessari per il loro smaltimento;
  • di gestire con modalità diversa anche l’assimilazione dei rifiuti da parte delle aziende, artigiani, ecc. con raccolte dirette e dedicate della loro filiera dei rifiuti, per meglio identificarne i quantitativi prodotti, la tipologia e soprattutto per attivare ed incentivare percorsi virtuosi anche in questo campo per la diminuzione del rifiuto;

–          Attivare tariffe puntuali che incentivino gli obbiettivi di recupero e di riduzione, nonché di prevenzione e riutilizzo;

–          Realizzazione di uffici pubblici di consulenza per la riduzione dei rifiuti;

–          Promuovere l’introduzione e lo sviluppo degli “acquisti verdi eco-sostenibili” nelle Pubbliche Amministrazioni e nelle Aziende private, nonché delle certificazioni ambientali.

Alla luce di quanto sopra elencato non devono essere accettate realizzazioni di infrastrutture impiantistiche pesanti e sovradimensionate rispetto al ciclo gestionale, che poi inevitabilmente irrigidiscono tutto il sistema ed impediscono lo svilupparsi di metodi virtuosi. Devono essere riviste e riconsiderate le scelte impiantistiche indirizzate verso lo smaltimento a discarica e verso l’incenerimento, e conseguentemente riscritti e rivalutati i vari Piani provinciali secondo gli obbiettivi della Direttiva 2008/98/CE. Contestualmente deve essere avviato un sistema leggero di infrastrutture dedicate esclusivamente alla fase di riciclo (impianti di compostaggio, di selezione meccanica,ecc) assai carenti nel contesto regionale toscano.

Firenze, 11 novembre 2010